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11 Agosto 2018 - La tappa odierna si preannuncia complessa e lunga: il tracciato del tratturo non è chiaro in molti punti, in altri è coperto dalla SS17 e, infine, le mappe di OpenStreetMap in questa zona sono lacunose... insomma, un vero rompicapo.
A Isernia è giorno di mercato e, visto che la giornata si preannuncia particolarmente calda, ne approfitto per acquistare un paio di pesche. Si verifica la solita scena: la ragazza al banco cerca di convincermi ad acquistarne almeno un chilo visto che sono a buon prezzo e devo spiegarle che caricarsi sulle spalle un ulteriore chilo, visti i chilometri che devo percorrere con uno zaino che è già pesante di suo, può rappresentare un problema. Non la vedo molto convinta: chi non ha mai fatto esperienza di lunghi cammini non ha idea della continua battaglia per tenere lo zaino leggero. La invito a sollevarlo... vedo che capisce.
MI metto in cammino. Il tratturo non entrava in città, ma le passava a nord di un paio di chilometri, aggirando il Colle dei Cerri e seguendo grossomodo il tracciato attuale della SS17. Un po' per accorciare la tappa, un po' per evitare l'asfalto, decido di seguire il Sentiero Italia che passa da queste parti e che mi porterà comunque fino a Pettoranello del Molise, punto di passaggio del tratturo.
All'uscita da Isernia le indicazioni per il Sentiero Italia mi mandano in direzione sbagliata, per cui mi affido al percorso che ho preparato. Mi trovo presto immerso nel bel bosco che copre il Colle la Guardia. La carrareccia iniziale prosegue su un facile sentiero che termina nella piccola valle dominata da Pettoranello.
Continuo a scendere fino al punto in cui il mio itinerario si ricongiunge con il tratturo, in prossimità della località "la Taverna": il nome è chiaramente un lascito del tempo in cui da queste parti transitavano le pecore.
Le immagini satellitari e le vecchie cartine sembrano mostrare la presenza di due rami paralleli del tratturo che si ricongiungono in corrispondenza del Valico di Castelpetroso. Il primo dei due è coperto dalla SS17, per cui la scelta cade sul secondo, che è stato sfruttato per la realizzazione di un metanodotto la cui carrareccia di manutenzione è in buone condizioni.
Raggiunto il valico, tra gli alberi vedo comparire le guglie e i pinnacoli del Santuario dell'Addolorata. E' una sorpresa: nel preparare il percorso non mi ero accorto della sua presenza. Purtroppo, vista la lunghezza della tappa, non ho tempo per una deviazione: dovrò necessariamente tornare in futuro.
Sempre sul valico, un bar-ristorante mi offre la possibilità di una sosta e di un riparo dal sole. I gestori rimangono stupiti nel vedermi comparire sormontato dal mio grande zaino, ma dopo le presentazioni restano volentieri a discutere con me. La prima cosa che dicono è che i Molisani, a differenza degli Abruzzesi, non sanno valorizzare le loro bellezze: del Santuario non sa niente nessuno, del tratturo non sa niente nessuno,... Sinceramente non sono d'accordo. Come ho avuto modo di dire in altre occasioni, i tratti meglio conservati del tratturo li ho trovati proprio in Molise e, sempre qui, ho avuto modo di constatare la promozione di iniziative per la loro valorizzazione. Non li vedo convinti, ma intanto mi confermano che il tratturo passava poco più in alto del loro ristorante. La direzione è giusta.
Mi rimetto in cammino e, a conferma di quanto dicevo, trovo la prima indicazione di un percorso verso Bojano che, a quanto pare, coincide con quello che avevo preparato. Il tracciato sfrutta il varco tra gli alberi realizzato per la posa di un metanodotto: sulle mappe IGM non compare e, quindi, dovrebbe essere recente. Con tutta probabilità il tratturo passava poco più a nord, passando per i paesi di Pastena e Sant'Eramo.
L'ultimo tratto del metanodotto è coperto da erba alta, ma si passa senza grosse difficoltà. Arrivati all'altezza di Indiprete la pista del metanodotto si interrompe: cambio versante dove ad attendermi c'è una ampia carrareccia... che poi si stringe... che diventa una sentiero... ingombro di piante... noo, i rovi no! Siamo alle solite, ma per fortuna il tratto ingombro dalla vegetazione è di poche decine di metri, per cui con un po' di pazienza riesco a passare e a sbucare sul vecchio tracciato della SS17.
Nuova svolta per lasciare l'asfalto... nuova ampia carrareccia... che poi si stringe... che diventa un sentiero... ho come una sensazione di déjà-vu... che diventa ingombro di piante... In realtà questa volta va meglio. Passato in qualche modo l'alveo di un torrentello secco, sbuco in una carrareccia: è fatta! Da quel punto fino a Cantalupo del Sannio è una piacevole passeggiata.
La stanchezza comincia a farsi sentire per cui la pausa ad una fontanella del paese è più lunga del solito. Manca ancora tanto per Bojano, ma mi solleva l'idea che dall'uscita Cantalupo fino a Candela il tratturo dovrebbe essere in condizioni ragionevoli e manienersi lontano dalle strade per quanto possibile.
Imbocco una carrareccia che presto si allarga, mostrando il tratturo esattamente come dovevano averlo visto gli ultimi pastori. La camminata si fa rilassata ma, quando già assoporo il piacere della doccia, incontro l'ultimo ostacolo. Devo attraversare il torrente Callora che è completamente secco. La cosa non dovrebbe porre particolari problemi, senonché il torrente nel periodo invernale deve avere una bella portata: ha scavato gli argini di un paio di metri, per cui trovo difficile entrare nell'alveo ma, anche a causa della vegetazione, non riesco poi a trovare un punto di risalita dall'altra parte. Perdo un po' di tempo, ma alla fine trovo il modo per togliermi di impaccio. Scoprirò più tardi che, se avessi proseguito ancora un po' lungo l'alveo del torrente, avrei trovato un punto di risalita comodo.
Arrivo a destinazione stremato ma contento: nonostante i vari intoppi sono riuscito a coprire la tappa evitando quasi del tutto le strade asfaltate.
Traccia del giorno