Clck per allargare |
6 Settembre 2021 - Dove... eravamo rimasti? Correva il maggio piovosissimo dell'anno 2019, l'ultimo prima della pandemia, quando io ed il Nini (Andrea) interrompemmo il nostro vagare lungo il tratturo Castel di Sangro – Lucera a causa del cattivo tempo e di altri impegni. Allora ci eravamo ripromessi che saremmo tornati.
E' il 2022 e siamo a Campobasso, nel posto in cui il nostro precedente viaggio si era interrotto, e siamo appena scesi dal cicloautobus proveniente da Termoli. Ci dirigiamo verso la periferia e, più precisamente, verso la frazione di Pesco Farese da dove riprenderà la nostra nuova avventura seguendo la direttrice del tratturo Castel di Sangro-Lucera (interpretandolo però un po' a modo nostro). Passiamo di fronte alla “Taverna del Cortile”, o a ciò che ne rimane, una taverna tratturale malamente restaurata. Anche qui nessun riferimento al tratturo e al secolare passaggio degli armenti.
Prendiamo la SS647, in discesa, fino ad un attraversamento ferroviario in corrispondenza del quale inforchiamo una sterrata sulla destra che corre parallelamente ai binari e che ci immette nella campagna Molisana. La traccia discende un crinale molto panoramico.
E' l'ora di pranzo cosicché ci fermiamo vicino ad un casa di campagna diroccata, sotto dei fichi, dove addentiamo i panini presi a Campobasso. L'aria è magnifica, siamo felici di quella felicità che ti dà il fatto di sentirsi davvero liberi. Divoriamo velocemente il frugale pranzo e saltiamo nuovamente in sella, come due gatti, terminando la ripida discesa del colle e poi scalando, con un po' di fatica, il crinale ad esso di fronte.
Giunti in sommità incrociamo una carrareccia. E' tempo di prendere una decisione. All'inizio del viaggio eravamo indecisi circa l'itinerario. La nostra prima tappa in Molise sarà Pietracatella, però, poiché troppo vicina a Campobasso, decidiamo di allungare la tappa per visitare meglio il basso Molise, attraversando più borghi possibili.
Cosi, ritornando alla carrareccia, decidiamo di voltare a destra. Le bici corrono in leggera pendenza ed intravediamo in lontananza il paese di San Giovanni in Galdo. Siamo diretti proprio lì. La strada, terminato il falso piano, s'inerpica fino alle case. Attraversiamo allegramente il paesino. Vediamo la facciata della Chiesa di San Germano, la torre campanaria e domandiamo in un bar come procedere per andare a vedere il Tempio Sannitico di San Giovanni in Galdo. La domanda provoca delle risate di ilarità: “che ci andate a fare, sono quattro pietre!”. Sarà, ma a me ed al mio amico ci sono sempre piaciute le “pietre”, soprattutto se trasudano storia ed antichità. Temo che abbiamo scelto i Molisani sbagliati.
Dobbiamo tornare indietro e prendere una stradina in salita che costeggia la chiesa dell'Annunziata, all'entrata del paese. Saliamo con pendenza costante. Ci hanno detto che troveremo il tempio sulla nostra sinistra. Dopo un chilometro o poco più, sulla nostra sinistra, un cartello ci avvisa della presenza del Tempio Sannitico. Per arrivare alle rovine percorriamo un viale affiancato da cipressi, sembra quasi di stare in Toscana. Giunti sulla cima, eccolo lì il tempio. Erbacce e poca cura non consentono di apprezzare appieno la bellezza del sito, però a noi piace cosi.. non sono affatto quattro pietre, anzi! Visitiamo il posto, facendo le nostre foto di rito ed immaginando il fasto del tempio nei tempi passati: doveva essere davvero grandioso.
Proseguiamo sulla strada per il paese di Campolieto. Il percorso è fatto da una serie di saliscendi. Purtroppo, in alcuni punti la strada è dissestata, ma con le nostre bici non abbiamo nessuna difficoltà.
A Campolieto rimaniamo rapiti dalla bellezza del borgo, molto curato. Zigzaghiamo tra i vicoletti fino ad arrivare alla Cattedrale dedicata a San Michele Arcangelo (sarà il leitmotiv del nostro viaggio... ma per il momento non svelo altro). Siamo fortunati, proprio al momento del nostro arrivo parte una visita guidata. Aprono la chiesa, cosicché possiamo ammirarne la bellezza. Quanta beltà in questa nostra Italia: ci sono tesori nascosti davvero in ogni dove.
Il nostro incedere riprende lento su una strada fantastica: la SP 56. Siamo in pendenza, con curve e controcurve all'ombra. Ah! dimenticavo! Traffico fino ad ora inesistente. Non incrociamo nessuno, siamo letteralmente i padroni della strada… che sensazione ragazzi.
Senza accorgersene siamo a Monacilioni. E' un po' tardi e il gestore del B&B ci ha già chiamato preoccupato. Gli diciamo che siamo molto vicini e di non preoccuparsi perché stiamo arrivando.
Fatto lo scatto con la cappella di Santa Reparata, prendiamo la strada per Sant'Elia a Pianisi. E' in salita. All'orizzonte si scorgono sulla collina, in fila indiana, delle imponenti pale eoliche. Il nostro incedere è lento affinché non ci sfugga nulla del panorama intorno a noi.
Giungiamo alla sommità della collina. Alla nostra destra si presenta una intersezione con una sterrata che segue la linea delle pale eoliche: la prendiamo. Poco dopo si apre davanti a noi un panorama davvero suggestivo. La sterrata è bella ampia e battuta. Taglia in due la collina in discesa, con le pale eoliche allineate a dominare il paesaggio. Ovviamente immortaliamo questo momento con numerosi scatti. E' quasi il tramonto e in lontananza si intravede anche il lago di Occhito... davvero, davvero molto suggestivo.
Corriamo in discesa fino al paese di Pietracatella, fine della tappa odierna. Lì troviamo ad attenderci il proprietario del B&B “Il Portale”, che ci fa strada fino alla casa dove dormiremo questa notte. Il tempo di sistemare le bici ed è già l'ora di cena... e a questo punto si verifica un piccolo intoppo.
Scopriamo, con non poco disappunto, che l'unica pizzeria del paese è chiusa per ferie e che quindi per la cena dovremo arrangiarci. Ci precipitiamo nell'unico alimentari del paese dove riusciamo a rimediare delle piadine e, soprattutto, delle birre ghiacciate: va bene così! Il mio telefono risquilla. E' sempre il proprietario del B&B che, saputo del problema, si precipita per darci del pane fresco e della salciccia secca. Beh! Che dire... semplicemente fantastico.
Terminata la cena facciamo un “giro in giro” della cittadina. La caratteristica principale è la “Morgia”, uno sperone di roccia che svetta al centro del paese circondato dalle case. Sulla sua sommità svetta la Chiesa di San Giacomo. Possiamo ammirarla solo dall'esterno poiché, data l'ora tarda, è chiusa.
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