Da Petacciato a Guglionesi

4 - Da Petacciato a Guglionesi

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Oggi lascio la costa per addentrarmi nell’entroterra. Come di consueto, la giornata comincia con una discesa verso il tratturo. Anche qui, però, il percorso è stato trasformato in strada e, quasi a sottolineare lo scempio, una lunga serie di cartelli ripetuti mi ricorda che sto camminando sul Tratturo Regio. Pazienza.

Il cielo è velato, ma a sud si vedono chiaramente le strisce di pioggia. Forse mi passerà accanto, penso. Invece no: poche gocce, quanto basta per costringermi a coprire lo zaino e indossare l’impermeabile.

Dopo sette chilometri di asfalto, sulla collina di fronte scorgo un disegno che conosco bene: sembra proprio un tratturo intatto. Controllo il navigatore e punta dritto lì. Non può essere… invece sì: è proprio il Tratturo Magno, miracolosamente rimasto integro.

Inizio la salita e, come sempre, il sole fa la sua comparsa: salita = sole, un’equazione che non tradisce mai. Ma questa volta non importa. Il paesaggio ripaga di ogni fatica: una volta in cima il cammino si addolcisce in un susseguirsi di saliscendi collinari. Devo fermarmi sotto un albero per godermi la scena con calma. I chilometri di asfalto sono già dimenticati, cancellati dalla bellezza del panorama. È facile immaginare queste colline popolate da greggi in cammino verso pascoli più ricchi.

Riprendere il passo richiede uno sforzo, ma continuo a camminare con il pensiero ancora immerso nelle mie fantasticherie.

Gli ultimi quattro chilometri per Guglionesi si svolgono di nuovo su strada, fuori tratturo, ma non riescono a scalfire il piacere di quanto ho vissuto oggi.

All’ingresso in paese, però, la quiete si spezza di colpo: un raduno di riders riempie le strade di rombi e schiamazzi. Un brusco contrappunto al silenzio della giornata.

In serata chiamo Antonio per raccontargli come sta andando il cammino e ci mettiamo d'accordo per vederci la sera successiva a San Martino in Pensilis.

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