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Torno verso il tratturo ripercorrendo a ritroso gli ultimi chilometri di ieri. Nell’ultimo tratto, da ogni casa lungo la strada spuntano cani. Per fortuna non sono troppo aggressivi, ma vanno comunque tenuti a distanza con i bastoncini. Si vede che ci stiamo avvicinando alla Puglia!
Raggiunto il tratturo, la discesa è lieve e il cammino sembra promettere bene. Finché resto sul terreno battuto dai mezzi agricoli tutto fila liscio; quando invece inizio a incontrare i rovi, sono costretto a rallentare e aprirmi il varco. Non è ancora una situazione critica, ma se nessuno interviene c’è il rischio che in futuro il passaggio si chiuda.
Nella collina di fronte il tratturo sembra continuare, ma a occhio non pare molto libero. E infatti, appena inizia la salita, capisco subito che non sarà facile: il sentiero, normalmente affiancato da due ali di canne, è in realtà completamente ostruito. La pioggia notturna ha piegato gli steli fin quasi a chiudere il passaggio. L’unico modo per avanzare è scuotere le canne davanti a me, sollevarle con i bastoncini e passarci sotto. Procedo lentamente, fradicio da capo a piedi, come dentro a un autolavaggio.
Alla fine della salita, quando il canneto si dirada, posso riprendere il passo. Lo sterrato si apre in una larga carrareccia. Sto ancora pensando alla fortuna che ho avuto a passare quando mi supera un pick-up che trascina un carro rosso: sarà uno di quelli della corsa di San Martino in Pensilis.
Poco dopo si ferma un’altra macchina. È Antonio. Non me l’aspettavo oggi. Mi ha portato un ricordo del cammino: una scultura di pietra raffigurante San Michele Arcangelo. Mi invita a infilarla nello zaino. Lo guardo sbalordito: pesa due chili e mezzo! Antonio però insiste, ricordandomi che i pastori portavano pietre come ex voto lungo i tratturi, poi destinate alle chiese in costruzione. Io gli faccio notare che non sono un pastore, e che probabilmente le pietre le trasportavano i muli. Alla fine ci accordiamo: porterà la scultura lui stesso a Serracapriola, per i saluti finali.
Prima di ripartire mi dice:
– Questo però non pesa.
E tira fuori una zampogna, mettendosi a suonare con maestria. Mi coglie di sorpresa, e confesso che mi commuove. Parliamo ancora un po’. Gli racconto che in zona in realtà esiste già un progetto per valorizzare i tratturi, il Cammino della Pace, che avevo scoperto l’anno scorso e di cui ho ritrovato i segni lungo il percorso. Senza scomporsi, Antonio risponde:
– Vuoi conoscere il referente di Serracapriola?
Naturalmente, lui lo conosce, anzi la conosce. Senza aspettare il mio consenso, prende il telefono e la chiama. È mattina presto, gli faccio notare che magari starà ancora dormendo. Niente da fare: Mariachiara risponde e in pochi secondi l’appuntamento per la sera è fissato.
Saluto Antonio e riprendo la marcia: la tappa è lunga. Terminato lo sterrato, restano 11 km finali verso Serracapriola. Vi lascio indovinare le condizioni:
- A) sterrato – B) asfalto
- A) discesa – B) salita
- A) alberato – B) brullo
- A) nuvoloso – B) sole pieno
La risposta giusta? Tutte B.
A un chilometro dall’arrivo una macchina si ferma: vogliono darmi un passaggio. Li ringrazio, ma rifiuto. Ci tengo ad arrivare a Serracapriola con le mie gambe. Supero la rampa finale, la più ripida: il bar mi aspetta.
Giunto all’alloggio nasce il problema del timbro finale sulla credenziale. La gestrice non ha quello della struttura, ma si rivela essere assessore alla cultura: anche quest’anno riesco ad avere un timbro istituzionale!
La sera sono a cena con Antonio, Mariachiara, la sua famiglia e alcuni amici. Vorrei parlare del Cammino della Pace, ma l’atmosfera è conviviale e le domande rimangono in sospeso. Ci sarà tempo.
Resto colpito dall’armonia del gruppo: persone legate da un’amicizia autentica, di quelle che durano una vita.
In chiusura Mariachiara mi regala una mappa. Il giorno dopo, aprendola, scopro che è la mappa dei tratturi che avevo tanto cercato. Ora è appesa nel mio studio, accanto alla scultura di Antonio.
Chiudo il diario di questo cammino con un grazie sincero a tutte le persone che lo hanno reso speciale. Non me ne vogliano gli altri, ma un grazie particolare va al “folletto” Antonio.
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Traccia del giorno