Il sistema di tassazione

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Il sistema di tassazione

Il metodo adottato per tassare i pastori transumanti cambiò più volte nel corso dei secoli. In origine si basava sulla numerazione, ossia sul conteggio effettivo dei capi in transito. Tale operazione veniva compiuta tre volte.
La prima aveva luogo alla partenza delle greggi dall’Abruzzo; la seconda all’ingresso in Puglia, presso il riposo situato nei pressi del torrente Saccione. Qui le pecore venivano trattenute il tempo necessario per essere contate e per stabilire la locazione loro assegnata: da questo termine deriva il titolo di locato, con cui erano indicati i grandi proprietari di armenti. L’estensione delle locazioni dipendeva, naturalmente, dal numero dei capi dichiarati.
La terza e ultima conta si effettuava al momento della risalita verso l’Abruzzo. Soltanto allora si procedeva al pagamento della fida, il tributo dovuto alla Corona per sostenere le spese del sistema doganale.

Accanto a queste entrate dirette se ne aggiungevano altre, di natura indiretta, derivanti dalla tassazione dei prodotti della pastorizia che i pastori erano obbligati a commerciare esclusivamente nel mercato di Foggia: carne, latte e soprattutto la lana delle pecore di razza gentile.
Si trattava di un prodotto di pregio, di cui il Regno deteneva di fatto il monopolio. La tosatura avveniva poco prima del rientro in Abruzzo, e la lana veniva depositata a Foggia per essere pesata e valutata da appositi funzionari. Poiché la Corona controllava il mercato foggiano, tale deposito fungeva anche da garanzia del pagamento della fida.

In breve tempo, i proventi generati dalla transumanza divennero una delle principali – se non la principale – voci del bilancio borbonico. Per questo motivo, ogni volta che sorgevano controversie riguardanti i pastori, la “benevola” mano sovrana interveniva puntualmente in loro favore.


Le riforme del sistema fiscale

Nel 1515 il sistema fiscale fu modificato, passando dalla numerazione alla transazione diretta con i rappresentanti dei locati per la determinazione del prezzo degli erbaggi. L’obiettivo era evidente: eliminare i costi del personale incaricato della conta del bestiame.

Nel 1553, a circa un secolo dall’istituzione della Dogana di Foggia, il metodo cambiò nuovamente con l’introduzione della professazione volontaria. I pastori dovevano dichiarare autonomamente (professare) il numero dei capi posseduti; sulla base di tale dichiarazione veniva loro assegnata una locazione, con dimensione e qualità proporzionate.

Questo sistema consentiva di modulare l’importo della fida in funzione dell’andamento del mercato o di eventuali epidemie. Pur accolto con favore dai locati, ebbe anche un effetto collaterale utile alla Corona: nei periodi di prosperità, i grandi proprietari tendevano a gonfiare le dichiarazioni per accaparrarsi i terreni migliori, aumentando così le entrate statali.

Nel XVII secolo si registrarono così anni in cui sul Tavoliere risultavano quasi 6.000.000 di capi, pur essendo noto che il territorio potesse sostenerne al massimo circa 1.500.000. Per coprire i costi derivanti dalle locazioni esageratamente estese, i locati finirono per subaffittare parte delle terre ai piccoli pastori, i quali – non essendo riusciti ad aggiudicarsi terreni durante la professazione – si trovavano a sopportare le spese maggiori.

Nel 1615 si tornò al metodo della transazione, per poi ripristinare nuovamente la numerazione nel 1638. Con diverse varianti, i tre sistemi – numerazione, professazione volontaria e transazione – continuarono ad alternarsi nei secoli fino all’abolizione definitiva della Dogana.

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