Da San Martino in Pensilis a Montecilfone

5 - Da San Martino in Pensilis a Montecilfone

Clck per allargare

27/07/2024 - Percorrenza giornaliera: 21 km - Percorrenza totale: 110 km

Oggi è una giornata campale per molti motivi. La tappa è lunga (21 km), ma soprattutto ci sono un paio di punti lungo il tracciato per i quali temo ci possano essere problemi di attraversamento. Nel caso di uno di essi, se lo trovassimo bloccato, la tappa si allungherebbe di tanto. Manifesto le mie perplessità alle compagne di viaggio che minimizzano dicendo che si fidano delle mie scelte... solo che io non ho fatto alcuna scelta, ho dovuto procedere su un binario obbligato! Speriamo bene.

Partiamo che è ancora buio e ci imbattiamo subito in un primo imprevisto: l'accesso alla sterrata che ci avrebbe portato al tratturo è bloccato per lavori di rifacimento. Cominciamo bene! Una signora del luogo, in giro già alle 5 del mattino, ci suggerisce di provare un altro accesso. Anche in questo caso troviamo una recinzione per dei lavori, ma passarle di fianco è facile e la sterrata è in buone condizioni. Sospiro di sollievo.

Scendiamo in pianura. Lo sterrato diventa dapprima una stradina sfaltata, poi si immette nella SP85: che brutta fine ha fatto il nostro bel tratturo!

Arrivati ad un piccolo gruppo di case, compare all'orizzonte un cane di grossa taglia. Memori di altri incontri con cani liberi ci prepariamo a fronteggiare la minaccia, ma il cane non sembra avere cattive intenzioni. Anzi, sembra impaurito e ci avvicina con circospezione. Alcuni cani cominciano ad abbaiare dai giardini delle case e lui corre a nascondersi dietro di noi. E' un randagio che decide che noi siamo meno pericolosi dei suoi simili. Una scena simile accadrà ogni qualvolta passeremo vicino ad una abitazione, fatto che gli farà guadagnare l'appellativo di "cuor di leone". Come spesso accade in questi casi, nonostante non gli venga data confidenza, decide di adottarci: non ci mollerà per il resto della giornata. Ci tratta come una specie di gregge: se il gruppo si sgrana e qualcuno resta indietro, torna a prenderlo perché rientri nei ranghi. Pur essendo smagrito sembra in buone condizioni, ma osservandolo da più vicino le cicatrici ad un orecchio e uno dei canini rotti dicono che non ha avuto vita facile.

Dalla strada ci immettiamo in una piccola stradina secondaria che lentamente scende verso il Fiume Biferno. Passiamo, senza neanche accorgercene, il primo dei punti critici che avevo individuato e arriviamo al sottopasso che ci permetterà di superare la SS647. Lo troviamo pieno di fango e con l'accesso coperto di rovi: questa non ci voleva. Silvia non ha esitazioni e si apre un varco a modo suo: va avanti come un buldozer, incurante del fatto che i rovi le procurino ferite. All'uscita è coperta di sangue, ma non se ne cura! Disinfettiamo? Figuriamoci!

La sterrata corre a fianco della SS647 e ci conduce verso il punto che più temo: ho paura che l'accesso alla sponda del Biferno sia chiuso da un cancello. Arrivati sul posto per fortuna troviamo solo una sbarra che blocca l'accesso a quella che doveva essere una cava di ghiaia. Passiamo. Tutto è invaso dalla vegetazioni e si fa fatica a distinguere la stradina che nelle immagini satellitari di qualche anno prima risultava ben visibile. La traccia GPS aiuta a risolvere i dubbi.

Arrivati a ridosso del Biferno la vegetazione si chiude completamente, ma mancano pochi metri: proviamo a sfondare! Vado avanti io che ho i pantaloni lunghi. E' una bella lotta contro i rovi, ma passo dopo passo si va avanti. Quando finalmente tra le fronde si intravede l'acqua del fiume tornano le energie e si affronta lo scoglio finale: la riva è conquistata!

Arrivano le brutte notizie: non si capisce quanto sia profonda l'acqua e la sponda opposta è anch'essa chiusa dalla vegetazione. Per far fronte alla prima incognita speriamo che "cuor di leone" si faccia un bagno, ma lui si accuccia sulla sponda e ci guarda. Provo a fare il punto della situazione ma Silvia, scoperto che l'unica alternativa possibile richiederebbe di percorrere 10 km in più, non mi lascia finire ed entra in acqua, seguita da "cuor di leone" che ha deciso che è lei la capobranco. Per fortuna l'acqua non le supera il ginocchio. Ovviamente, una volta sull'altra sponda, apre la strada a modo suo e la sua unica lamentela al termine dell'impresa è che si è infangata le scarpe all'uscita dal fiume... Mah!

Proseguiamo per un po' attraverso sterrati, poi dobbiamo lasciare il tratturo e cominciare la salita verso Montecilfone, dove si trova il nostro alloggio. Purtroppo salteremo una lunga sezione del tratturo. ma non c'è scelta. Lungo il percorso incontriamo un uomo, richiamato dall'abbaiare dei suoi cani. Gli spieghiamo cosa stiamo facendo da quelle parti e lui ci guarda con gli occhi fuori dalle orbite: "Ma non ci sono passaggi, avete guadato il Biferno?". Gli indichiamo le scarpe. Cerchiamo di convincerlo ad adottare "cuor di leone": non possiamo farci seguire da un cane non nostro, anche se è buonissimo. Ci spiega che ha già abbastanza cani...

Ci siamo attardati tanto e il sole comincia a picchiare. Dobbiamo fare più di una sosta all'ombra per prendere fiato e rifocillarci. Le piante ci regalano un po' di frutta. Una curiosità: quando ci fermiamo a mangiare, "cuor di leone" non accenna a chiedere cibo. Ha un suo orgoglio da difendere e l'unica cosa che gli interessa è avere un branco che gli dia sicurezza.

Arriviamo a Montecilfone esausti. Al bar del paese (figuriamoci se potevamo mancare l'appuntamento) facciamo conoscenza con alcuni avventori i quali ci spiegano che il paese è una piccola enclave Albanese in territorio Italiano. Ci fanno notare che il dialetto è molto diverso da quello Molisano (non capiamo niente!) e finiscono col condividere con noi una frittura di calamari che sono andati a prendere a Termoli!

Raggiungiamo il B&B per riposarci. "cuor di leone" si piazza davanti alla porta. Al termine del riposino non lo troveremo più: si sarà scelto un nuovo branco da seguire. Un po' ci dispiace.


AVVERTENZA: L'attraversamento del Fiume Biferno si è rivelato particolarmente ostico, sia per la presenza di vegetazione che ha reso difficile il passaggio, sia per la presenza di un buon livello d'acqua nonostante la siccità. A monte del punto in cui abbiamo attraversato è presente anche una diga, per cui potrebbero verificarsi situazioni di pericolo nel caso di rilascio improvviso dell'acqua. Per questa ragione sconsiglio di percorrere questa tappa. Suggerisco di sostituire le tappe "Serracapriola - San Martino in Pensilis" e "San Martino in Pensilis - Montecilfone" con le tappe "Serracapriola - Ururi" e "Ururi - Montecilfone" (che trovate nella "Galleria Tracce" ) ottenute sfruttando altri due tratti tratturali: il Tratturello "Serracapriola - Ururi" e il Tratturo "S. Andrea - Biferno". Le distanze e i dislivelli dei nuovi percorsi sono confrontabili con quelli del nostro cammino. Al momento non sono stati testati, ma non dovrebbero porre problemi.

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